Troppa luce non va bene
L’altro giorno, al risveglio, ti ho guardato attentamente una mano.
Mi sono soffermata a lungo su tre pieghe, tra pollice e indice, nate dall’incontro della tua mano con la mia.
Ho mappato quella piccolissima area morbida e ancora assonnata, prima con gli occhi, poi con la punta delle dita, sfilando piano la mano per non svegliarti.
In quel preciso momento si è spalancata al mio sguardo tutta la complessità che, racchiusa in un minuscolo lembo di pelle, si espande fino ad abbracciare la totalità di una persona: gli occhi – ancora chiusi – gli organi, la mente, i ricordi, le paure, i desideri, i pensieri più remoti e tutto quello che non si può toccare.
La mia mano ora si abbandona nella tua. E ripenso a tutte le volte in cui ho cercato di calpestare quella linea, orizzonte inviolabile, che separa me dall’altro, me dal suo universo che è ed è bene che sia
meraviglia e mistero.
È bello amare così, persa tra le pieghe di una mano, nella luce delicata che diventa mattino.
Fotografie di Chiara Campi
Alborella è un pesce gregario: le piace la compagnia delle altre Alborelle. Le piacciono anche i tramonti sul Lago, il cibo sano e genuino, l’arte in tutte le sue forme. E, ogni tanto, le piace esplorare in solitaria, qualche volta cambiare strada e svelare, curiosa, nuovi angoli di cielo.