Il ragazzo dei cincillà
Mi balza incontro da dietro la gabbia dei cincillà e mi spaventa. Su uno scaffale giallo di scatolette per gatti si staglia – camiciotto rosso di servizio, faccia pallida un po’ da tonto, capellucci infelici, denti grandi e quadrati col buco in mezzo e occhi nocciola. Ha piume spiaccicate addosso e un odore che suppongo essere un misto di alghe e iguana.
Buongiornosignorainchecosapossoservirla?
La domanda è di rito, la risposta (Nientegraziestavosologuardando) mi sta già pronta sulla lingua, ma m’accorgo che equivarrebbe a: io e mio figlio ci siamo smarriti qui al Tuttozoo a venti minuti da qualsiasi centro abitato e già che c’ero guardavo. No, dai, che figuraccia.
“Eh, sto pensando a comprarmi un uccello o giù di lì e vorrei capire costi e logistica eccetera, ma sto proprio solo guardando”.
(In realtà il marito ha già detto “Neanche per sogno, e comunque i gatti se lo mangiano”, ma speravo qui di trovare l’impossibile, tipo un cosino a costo zero che non mangi e non sporchi, non sia commestibile e ci stia in quattro centimetri cubi. Chi lo sa, con tutto quel che s’inventano oggi…).
“Ah, perfetto!”. Avrà capito che deve lasciarmi in pace con mio figlio a spiare i cincillà. “Son qui apposta per offrirle una consulenza!”.
Una parte di me impreca. L’altra, misteriosamente, s’arresta. Sarà quell’inspiegabile dolcezza nei suoi occhi, sarà la sincerità del buco tra i denti, sarà che mio figlio gli scocca un sorriso di ardente approvazione.
“Pensavo a una cocorita…”.
E comincia il nostro discorso. Serrato, tecnicissimo. Gabbia, temperatura, esposizione, nutrimento, etologia – naturalmente crollano tutte le mie speranze. Eppure mentre lo ascolto mi si propaga in animo una strana euforia. Entusiasmo, precisione, gentilezza, questo ragazzo ha qualcosa che mi sembra d’aver conosciuto e poi perduto, di cui ho nostalgia…
“E poi, signora, stia attenta, perché se ha l’allergia alle piume come me finisce a starnutire tutto il giorno”.
“Scusi, ha detto… allergia alle piume?”
“Sì, sì”.
“Ma allora perché diamine lavora qui?!”
S’accende in un sorriso.
“Perché lo amo!”
Attonita lo fisso. Mi fissa. Uomo-a-donna.
“Eh, vede, io sono informatico, avevo pure trovato un buon posto, ma come dire… il cuore, sì, il cuore diceva no! Fin da piccolo ho tenuto un acquario. Un gioiello, sa! Sapevo tutto di cani, gatti, tartarughe, sa com’è, quando si ha una passione… basta, son venuto a colloquio. Senza qualifica né niente, mi hanno fatto parlare tre secondi e poi mi han preso!”. Allarga la mano come un re che mostra il suo dominio. Trillano i canarini, guizzano fosforescenti i pesci, rosicchiano i conigli, schivo sguiscia il serpente. “A volte è dura al mattino alle cinque, non lo nego. La paga poi… Ma ne vale la pena, ogni giorno lo sento: è qui il mio posto”.
Non finisco più di ringraziarlo mentre pago in cassa (croccantini) e torno fuori. Non sa cosa m’ha dato. Era questo che mi mancava, che ho perduto, che rivoglio. Non mi darò pace adesso. Finché il mio lavoro non sarà il mio posto. Finché non sentirò sporcandomi le mani lo stesso amore al fare, lo stesso umile orgoglio, la stessa gioia segreta del ragazzo dei cincillà.
*Illustrazione di Paola [Trota Fario]
Pesce banal-nostrano, ma con sgargianti pallini sul fianco. Grazie al poeta Hopkins ha scoperto: non è un errore, ogni “pied beauty” è il marchio a fuoco d’un Artista. E vola a caccia di pois e altre stranezze a colori per saperne di più.
PODCAST > L’articolo “Il ragazzo dei cincillà” di Paola [Trota Fario], letto da Comiale [Spigola].
Prossima pubblicazione: martedì 9 ottobre, rubrica “Arte in viaggio”, firmata da Pesce Giallo Chirurgo Federica.
Arte in viaggio è una lente puntata sulle piccole grandi meraviglie del mondo. Curiosità, luoghi, miti, vizi e sfizi vicini e lontani. Con un occhio di riguardo per l’arte.