Oggi mi sento un po’ Neanderthal. E tu?
I due uomini si vedono da lontano. Si nascondono, uno dietro a un albero, l’altro dietro a un grosso masso. Nervosamente si affacciano dai rispettivi rifugi a rapidi intervalli, cercando di capire chi sia l’altro. Non si riconoscono, sono evidentemente di due gruppi diversi. Uno dei due inizia a lanciare delle urla, l’altro lo asseconda, con suoni più gutturali. Non capendosi, iniziano ad avere paura.
Uno dei due è di conformazione più robusta, molto più muscolare dell’altro. Testa e naso sono più grandi. Inoltre, anche se vestito in modo più spartano, sembra più a suo agio in questa fredda mattinata di febbraio. Più che di due gruppi diversi, sembrano di due specie diverse.
L’uomo robusto è abituato a girovagare e cacciare in solitaria, mentre quello più mingherlino e giovane non lo è, abitualmente effettua perlustrazioni con altri otto o nove elementi della sua tribù, che di componenti ne ha più di quaranta, compresi donne e bambini. Ma oggi è da solo, allontanatosi dal resto del gruppo dopo un diverbio, una lite originata da uno dei tanti pensieri astratti del ragazzo.
All’altro uomo, quello più grosso, questa cosa non sarebbe mai successa. Non solo perché – come detto – va a caccia da solo, ma anche perché di pensieri astratti proprio non ne ha. Certamente ne ha molti meno del giovane. Lui è il classico uomo che dice pane al pane e vino al vino, anche se non può avere idea di cosa siano pane e vino.
Siamo in Europa Centrale, corre l’anno 55.000 A.C.
L’uomo più grosso che, nonostante l’età più avanzata, possiede anche una vista di molto migliore a quella dell’uomo giovane, capisce che la forza fisica è dalla sua. Percepisce l’ansia nel ragazzo. Deve andare a prenderlo. Non può permettere che quel ragazzo rappresenti dei rischi per la propria tribù e i suoi sette componenti.
Il giovane uomo cerca di capire meglio quell’uomo robusto là lontano, nascosto dietro a un albero. Si affaccia sempre più spesso per comprenderne la provenienza e cercare di capire quale possano essere i rischi nell’affrontarlo. Più lo osserva e più cresce in lui l’ansia. Capisce di essere nel posto sbagliato al momento sbagliato. Se l’uomo grosso riuscisse ad entrare in contatto, per lui non ci sarebbe via di scampo. Deve correre veloce dalla propria tribù e raccontare dell’incontro con l’uomo grosso. Deve parlarne con il capo. La tribù potrebbe conquistare un’interessante area, ricca di cacciagione, se riuscisse a sconfiggere la tribù degli uomini grossi.
> Andare indietro per andare avanti
La Scienza progredisce, impara cose nuove. Ogni giorno. Non è detto che le nozioni scientifiche che abbiamo imparato a scuola siano ancora valide. È forse più normale che non lo siano.
È un concetto che un po’ stranisce. Forse perché quando si è piccoli, i concetti dei grandi vengono posti come assoluti e infallibili. Ed i libri li scrivono i grandi, per cui…
Tra le nozioni che ho imparato da piccolo, ce n’è una il cui stravolgimento scientifico mi ha a dir poco stupito. Forse anche perché ho avuto un’educazione molto cattolica, ma l’idea che avevo dell’Uomo di Neanderthal c’entra molto molto poco con quelle che sono le ultime scoperte della Scienza.
Un esempio? Non avrei mai pensato di essere – in parte – un uomo di Neanderthal.
> C’era una volta l’Uomo di Neanderthal
In Europa, tra i duecentomila e cinquantamila anni fa, erano i nostri “cugini”, cioè l’Uomo di Neanderthal, a farla da padroni.
In termini assoluti, preso singolarmente, l’uomo di Neanderthal non era inferiore all’uomo Sapiens. Era fisicamente più prestante, più robusto e dotato di braccia e mani molto più forti. Aveva una scatola cranica più grande – il che lascia presumere fosse in molti modi anche più “intelligente”. Recenti studi sostengono che i Neanderthal ci vedessero anche meglio.
Non avevano pari, fino al giorno del nostro arrivo, fino all’arrivo dell’Uomo Sapiens.
> Neanderthal e Sapiens, odio e… amore: ODIO
L’uomo di Neanderthal non esiste più. Come tanti altre specie animali e vegetali, si è estinto per causa nostra. Quando i Sapiens hanno raggiunto l’Eurasia, partendo dall’Africa, si sono scontrati con i Neanderthal che già erano in Europa ed in Asia. E li hanno sterminati.
I Sapiens sono voraci. E tendenzialmente non guardano in faccia a niente e a nessuno per i loro interessi. Spesso vanno contro i loro stessi interessi di medio e lungo termine per favorire interessi di breve termine, rischiando di auto-estinguersi. Vedasi ordigni nucleari, inquinamento e relativo cambiamento climatico, eccetera. Brutta specie che siamo.
Come è possibile che i più forti e – soprattutto se presi individualmente – più intelligenti Neanderthal abbiano perso la sfida contro i Sapiens? C’è un libro che lo spiega molto bene, oltre a spiegare tante altre cose interessanti su di noi. Nel titolo inglese, si chiama proprio “Sapiens”. L’autore è lo storico Yuval Noah Harari.
L’uomo di Neanderthal evidenziava tre principali limiti nei confronti dell’uomo Sapiens:
- un fisico più prestante consumava più energia (circa 100-350 kcal al giorno) e necessitava di maggiori quantità di cibo. L’uomo Sapiens, al contrario del Neanderthal, poteva far fronte a periodi di carestia risentendone di meno.
- una bassa propensione ad organizzarsi in grandi numeri, anche dovuta alla maggior razionalità e alla minor predisposizione nel credere al “mito”, di tipo religioso o ideologico, che porta un numero elevato di individui a lottare per un bene comune. Ad esempio, la patria.
- la conformazione della mandibola non consentiva ai Neanderthal una buona facilità di linguaggio, determinante per imparare anche dagli errori degli altri. L’uomo Sapiens, invece, per questioni fisiche e mentali, è stato fin da subito re del “gossip”, letteralmente.
Io ne traggo il seguente insegnamento: come “specie”, abbiamo tre grandi “vantaggi competitivi” che non dovremmo dimenticare e, anzi, dovremmo consolidare e coltivare.
Innanzitutto ci si deve saper accontentare di avere di meno, essere pronti a “combattere” l’eccesso. Le ristrettezze, economiche e non, prima o poi arrivano, meglio essere pronti a saperle gestire. Inoltre, non si deve dimenticare l’equazione della felicità: [Happiness = Reality – Expectations]. Ci sono due parti dell’equazione sulle quali si deve lavorare, mentre spesso ci si focalizza solo sulla prima: cercare di migliorare la propria realtà deve infatti “andare a braccetto” con la gestione delle proprie aspettative.
In secondo luogo, l’unione fa la forza. Più siamo “con” e meno siamo “contro” ci porta sinergicamente a risultati che in gruppi piccoli non riusciremmo mai a raggiungere. Insomma, per evolvere si deve essere inclusivi. Erigere muri è facile, banale, stupido e non porta ad alcun risultato, se non a quello di rimanere indietro culturalmente ed evolutivamente.
Infine, il modo per unirci e far fronte, insieme, alle criticità: parlarci. Dialogare, sempre. Fino al raggiungimento di soluzioni condivise. Come Stephen Hawking dice in questo vecchio spot della BT (link): “all we need to do is make sure that we keep talking”.
> Neanderthal e Sapiens, odio e… amore: AMORE
C’è infine una cosa che molti non sanno. Quello tra Sapiens e Neanderthal non è stato solo un rapporto tumultuoso fatto di scontri e sangue. Recenti studi genetici evidenziano che tra le due “specie” c’è stata anche passione amorosa.
In alcuni casi, questo ha portato alla procreazione di soggetti fertili (fatto non comune nei rapporti tra “specie” diverse).
Insomma, arrivo al punto.
Si stima che dall’1% al 3% circa del DNA degli Euroasiatici contenga “tracce” di Neanderthal. Io oggi mi sento al 2.75% Neanderthal. E tu?
*Illustrazione di Comiale.

Ilone Pesce Pallone, gonfiato. Guarda così avanti che sembra indietro. Così fuori che sembra dentro. In due o tre lo capiscono, ma poco.
Prossima pubblicazione: giovedì 5 luglio, rubrica “Nella tana del coniglio”, firmata da Alice [acciuga].
Nella tana del coniglio tratta di libri, ma senza per forza recensire. La forza è piuttosto la riflessione che dai libri evolve, la vera caduta nella tana del coniglio. Libri con su scritto: “Bevimi”.
PODCAST > L’articolo “Oggi mi sento un po’ Neanderthal. E tu?” letto da Comiale [Spigola].