Ricetta per una perfetta madeleine
Se non tutti possono dire di averlo letto per intero, nel libro che si contende il titolo di “più lungo del mondo” c’è senza dubbio una pagina che gode di ampia fama. Racconta un piacevole gioco della memoria, che solleticata dal gusto-profumo di un morso a una madeleine inzuppata nel tè, rievoca all’autore e protagonista un passato solo apparentemente lontano e dimenticato.
La madeleine è un personalissimo varco al proprio ieri, e non è detto che sia uno soltanto. La mia preferita è forse meno poetica del dolce di Proust, ma altrettanto deliziosa.
È, nel silenzio della sera, il rumore di un tir che senti avvicinarsi da lontano e poi rombare via nella quiete. Un fischio sordo, prima – vvvvv – che cresce di intensità e scompare con quel vuuummmm che fanno i bambini quando giocano con le macchinine. E bambina di nuovo sono io, con addosso l’ansia gioiosa della “notte che si parte per il mare”.
È mamma che spegne la luce: “dormite adesso, dai” e il tonfo cauto del baule finalmente chiuso.
È il secco girare delle lancette fino all’ora più attesa, ora mai vista allora, che una volta l’anno: quasi le tre. “Sveglia, partiamo!” E un tir passa solitario, lungo la provinciale deserta dietro casa.
È l’aria umida e fresca della notte di luglio, una tazza di carcadè alla prima sosta, dividere cuffie e musica con i cugini più grandi e soffocare le risate per non svegliare le piccole.
È in definitiva il ritrovarsi di fronte al mare e pensare ancora una volta, e sempre, che sia una specie di miracolo.
È tutti i viaggi che sono venuti dopo.
Scrivo che è quasi notte, la “notte che si parte per il mare”. Passa un tir solitario. Tra poco entrerò in punta di piedi nel sonno di mia figlia: “sveglia, partiamo!”
Spero che qui attorno ci sia una madeleine anche per lei.
I lettori che ne avessero desiderio possono farci assaggiare le loro nei commenti.
“Al mio ritorno a casa, mia madre, vedendomi infreddolito, mi propose di bere, contrariamente alla mia abitudine, una tazza di tè. Dapprima rifiutai, poi, non so perché, cambiai idea. Mandò a prendere uno di quei dolci corti e paffuti che chiamano Petites Madeleines e che sembrano modellati dentro la valva scanalata di una “cappasanta”. E subito, meccanicamente, oppresso dalla giornata uggiosa e dalla prospettiva di un domani malinconico, mi portai alle labbra un cucchiaino del tè nel quale avevo lasciato che s’ammorbidisse un pezzetto di madeleine. Ma nello stesso istante in cui il liquido al quale erano mischiate le briciole del dolce raggiunse il mio palato, io trasalii, attratto da qualcosa di straordinario che accadeva dentro di me. Una deliziosa voluttà mi aveva invaso, isolata, staccata da qualsiasi nozione della sua casa. Di colpo mi aveva reso indifferenti le vicissitudini della vita, inoffensivi i suoi disastri, illusoria la sua brevità, agendo nello stesso modo dell’amore, colmandomi di un’essenza preziosa: o meglio, quell’essenza non era dentro di me, io ero quell’essenza. Avevo smesso di sentirmi mediocre, contingente mortale. Da dove era potuta giungermi una gioia così potente? Sentivo che era legata al sapore del tè e del dolce, ma lo superava infinitamente, non doveva condividerne la natura. Da dove veniva? Cosa significava? Dove afferrarla? Bevo una seconda sorsata nella quale non trovo di più che nella prima, una terza che mi dà un po’ meno della seconda”.
[M. Proust, Dalla parte di Swann, Alla ricerca del tempo perduto]
* Fotografia di Jonathan Pielmayer – Unsplash

Sogliola ha due facce. Una fruga sul fondo, dove l’acqua finisce e ricomincia la terra. All’altra non bastava un occhio solo, per tutto quel cielo di mare. Sogliola è una giornalista con gli occhi spalancati sulla poesia.
Prossima pubblicazione: giovedì 26 luglio, rubrica “Visioni”, firmata da Martina [Sardina].
Visioni esplora il mondo della letteratura per l’infanzia (che illumina anche gli adulti). Lo svelamento di parole che narrano insieme alle immagini. Ma non solo. Visioni diurne e notturne provocate anche da altre scintille. Una porta sull’immaginazione, una stanza dedicata alle tracce lasciate dal sogno.
PODCAST > L’articolo “Ricetta per una perfetta madeleine” letto da Alice [Acciuga].