Nel vespro, nel bosco
Quando cala la luce e il bosco respira di umido e le rane gracidano più forte nella eco del silenzio che scende prima della notte; e gli uccelli salutano il giorno con i loro canti malinconici, e gli animali notturni interrompono il sonno e senti i loro fruscii tra le foglie. Quando i colori sfumano in contorni indistinti, tutto scurisce e i fiori di primavera diventano puntini sospesi tra macchie d’indefinito: punti di luce delicata e eterea, dal sentore di fiaba. Svanisce il dettaglio, lo spirito risponde alla magia nell’aria. Quando le presenze si immaginano, si indovinano, si avvertono senza saperle: invisibili tutt’intorno. Quando i profili degli alberi scontornano e un vento che odora d’autentico t’accarezza. E la suggestione ti avvolge: fa sentire parte del tutto, eppure ospite grato, e un benessere cresce nel respiro profondo e i passi si fanno più leggeri, sospesi. E l’odore della terra, vivo e bagnato, riporta ad un tempo passato, a estati infinite passate su prati sotto un cielo di sera. Filtrano visioni di una casa lontana, di una cosa desiderata, l’idea dell’eterno appena accennata. Il tempo si mescola. Qualcosa muore nel cuore, mentre qualcosa di altro ritorna. E così deve essere ed è giusto che sia. Un dolore nasce da dentro: è struggimento. È così tanto sentire la vita, da soffrire per la forte emozione destinata a svanire. Nel vespro, nel bosco.

La lampuga è un’inquieta girovaga: predilige il mare aperto, ma a fine estate fa sempre capolino sulle coste siciliane. Ama stare giusto sotto il pelo dell’acqua: è da qui che tiene sott’occhio tutta la profondità del mare e al tempo stesso è pronta a balzar fuori e provare il brivido del volo.
I luoghi su cui ha volato li trovate qui: animadeiluoghi.blogspot.com.
*In copertina: fotografia di Paola Tornambè
PODCAST > “Nel vespro, nel bosco“, scritto e letto da Paola Tornambè.