Il profumo dell’Oleandro
Giorni come comete.
Assolate chimere dorate dentro pulviscoli sospesi nel controluce di pomeriggi d’estate.
Donna dagli occhi cerulei e capelli di lava, vissuta in giardini segreti di agavi e palme, di fichi e di gelsi. Abituata alla meraviglia nella decadenza, alla bellezza nell’abbandono, all’agro insieme al dolce. Ad un tappeto di fiori al suolo di vita dentro la morte e morte dentro la vita.
Donna assuefatta di fascino, di luce che fa belle tutte le cose, di calore stordente, di infanzie di figure sognanti di brezze marine e di foglie.
Notti in contrade segrete, tra fuochi, vino e musiche che si è capaci di passare tutta la notte sotto le stelle, stregati da un vento tiepido e dolce. Notti di lune sul monte, di incontri, di storie antiche di terre e di amici. E di case ancora accese.
Terra che incanta mentre esaspera ed esaspera mentre incanta. Terra che tesse legami come ragnatele irrazionali in un amore folle. E che libera mentre imprigiona e imprigiona mentre libera. Dove la malinconia è privilegio e profonda ed eterna la resa. Terra che ammalia, sorprende, stupisce e ruba l’animo con dolce veleno.
Perché mai sarà la stessa cosa in nessun’altra parte del mondo. E in un sogno, neppure.

La lampuga è un’inquieta girovaga: predilige il mare aperto, ma a fine estate fa sempre capolino sulle coste siciliane. Ama stare giusto sotto il pelo dell’acqua: è da qui che tiene sott’occhio tutta la profondità del mare e al tempo stesso è pronta a balzar fuori e provare il brivido del volo.
I luoghi su cui ha volato li trovate qui: animadeiluoghi.blogspot.com.
*In copertina: fotografia di Paola Tornambè
PODCAST > “Il profumo dell’Oleandro“, scritto e letto da Paola Tornambè.