Quello che sfugge a Google Earth
Allora: è il 30 maggio 2019. Ho 53 anni e mezzo, sono molto miope, ho l’orecchio assoluto, amo Bach e mi piace perdere il filo nelle sonate di Beethoven, specie nel secondo movimento. Sono in cortile a correggere le bozze di un lavoro. Profumo di gelsomino fiorito e fiori di limone. Fiamma, il micio, sculetta e rotola al sole, i merli scendono sull’erba senza paura. Tortore in sottofondo, un po’ di vento, le foglie perciò mormorano, la vite lancia i suoi riccioli ovunque, rondini nette sopra tutto lo smalto compatto del cielo.
Non so se la mia chimica oggi è sorretta dall’abbondante e inusuale dose di cioccolato e dal privilegio di un giorno domestico, ma si sente solo l’incanto rarefatto e sorprendente di una giornata perfetta. Anche il sentore di terra umida aiuta e soprattutto quel continuo sussurrare di tutti i frammenti di creato che qui convivono. Chiaramente sono sola, Charlie è a lezione in via Celoria.
Va bene, purtroppo so che fuori di qui sono il caos, la malattia, la fame, l’avidità, la povertà d’animo, il vetro tagliente, l’animale pauroso, l’abisso nero, lo stridore dei pensieri più cupi. Ma qui caos e cosmos, oggi, alle 13.38 posso scriverlo, hanno trovato un buon punto di incontro. La porta là in fondo sembra indicare il varco: so cosa apre, dentro ci sono la canna per irrigare, il rastrello, le sedie ammonticchiate, il concime, il telo per coprire la piscina di Charlie bambino; ma schiude anche quei paesaggi di cui solo l’anima conosce il respiro segreto e l’esistenza che non è segnata su carte geografiche e che nemmeno Google Earth riesce a scovare.

Insegno storia del teatro e a teatro sono più viva che altrove. Mamma di un liceale. Amo le arti. Ok?
*Illustrazione in copertina di Comiale (Instagram link)
PODCAST > “Quello che sfugge a Google Earth” di Roberta [La Carpa] Carpani, letto da Comiale [Spigola].