Per terze e per seste
Non intendo deridere. Non mi va di urlare. Non vorrei nemmeno copiare frasi fatte. Non ascolto parole vuote, irose, rancorose, ruvide. Le sento e le lascio scorrere. Non trovo tempo per chi sgomita. Non indugio nella voce malevola. Mi allontano dalla durezza. Sono allergica alla ostinazione.
Accolgo la volontà, pratico la tenacia, mi attengo alla crescita, al cambiamento, alla dynamis, da cui deriva il dinamismo – e la dinamite.
Facevo le scale al pianoforte, moto diretto e moto contrario, per terze e per seste, per dei quarti d’ora, e intanto ascoltavo: muscoli, giunture, tendini, ossa che si ammorbidivano, allentavano, distendevano, guadagnavano ritmo e precisione e morbidezza severa del suono.
Del resto in molti mi dicono “diventi sempre più bella” e io mi chiedo cosa voglia dire, ma rifiuto il pensiero che “ah… allora… prima… dunque…“
Se ci ripenso, forse, proprio quella dedizione era un comprendere che si cambia anche nella ripetizione, che il tempo è rotondo e noi lo facciamo rotolare lontano, che non c’è esercizio che non possa sviluppare consapevolezza. E intanto, una scala dopo l’altra mi sono diplomata col Carnaval di Schumann.
Così, sgranocchiare idee al telefono e distribuirle nelle pagine di un foglio, è dare forma al mondo.
Poiché il mondo ha la forma con cui noi lo raccontiamo.
*Illustrazione di Comiale
Insegno storia del teatro e a teatro sono più viva che altrove. Mamma di un liceale. Amo le arti. Ok?
PODCAST > “Per terze e per seste“, di Roberta [La Carpa] Carpani, letto da Comiale.