Mi correggo. Un mono-dialogo
– Una persona come me…
– Una persona come me?
– Come me. Sì. Una persona.
– …
– Cosa c’è di sbagliato?
– Niente. Ma precisiamo.
– Una persona di una certa età. Di un certo peso. Di un certo spessore.
– Quale età? Che spessore?
– Culturale.
– Culturale, culturale…
– Una persona così, insomma, non lo fa. Non se lo fa, non ce la fa. A farselo.
– A farsi cosa?
– Un selfie.
– Il selfie.
– E infatti non me l’ero mai fatto prima. Non ne ho mai avuto il tempo, la voglia. Soprattutto la voglia. Perché di tempo, a dir la verità, ne ho parecchio, solo che lo impiego in cose meno… In cose più… Culturali, ecco.
– Culturali.
– …
– Per esempio?
– Per esempio leggo riviste straniere d’ampie vedute, di sinistra in senso lato, senza saltare nessun articolo, neppure le rubriche di costume intelligenti e un po’ ironiche…
– E dunque?
– E dunque lo sapevi che c’è una roba su internet che /
– Un’applicazione?
– Eh, certo, un’applicazione che ti corregge il selfie nel momento stesso in cui te lo scatti?
– Sì, lo so.
– Lo sai perché ho letto quella rubrica e l’ho subito trovata intrigante, stimolante a livello paradossale.
– Non ti capisco.
– Cioè, mi intriga il fatto che la nostra percezione di noi stessi tramite il selfie è distorta, deformata, il naso per esempio s’allarga del trenta per cento, che è una percentuale importante.
– E dove sta il paradosso?
– Perché il naso torni quello vero, a dimensioni naturali, dobbiamo metter in mezzo un meccanismo artificiale, come quella roba, l’applicazione su internet.
– Mah.
– Non ti stimola culturalmente come discorso?
– Sì, sì… È che mi pare che la prendi un po’ larga, per giustificare che ti sei fatto un selfie.
– Corretto.
– Più che corretto.
– Alludi al fatto che /
– Le occhiaie.
– Già che c’ero. Di solito non ce le ho, sarebbe stato irrealistico lasciarcele solo perché in quel momento /
– La funzione “sbianca”?
– Quella no. Non ne ho bisogno, si vede dal sorriso. Dal tuo sorriso.
– Il mio sorriso.
– E non ho usato neanche la funzione “leviga” o il filtro “Royal”, non sono il tipo.
– E che tipo sei?
– Il tipo che non si fa i selfie. E infatti il selfie corretto me lo sono fatto una tantum, per curiosità culturale, e pensavo di cestinarlo al volo…
– Ma poi?
– Ma poi l’ho guardato.
– L’hai guardato.
– Ed è successa una cosa.
– …
– Anche lui mi ha guardato.
– Ti ho guardato.
– E ti sei messo a parlare. Un bel po’.
– Sei tu che mi senti parlare. È diverso.
– Ecco, vedi?
– Vedo cosa?
– Mi correggi sempre.
– Ti correggo un po’. Quanto basta.
– E quanto basta?
– Almeno il venti, ma di solito il trenta per cento di quel che dici, di quel che pensi va corretto.
– Il trenta per cento.
– È una percentuale ragionevole, allineata alla media nazionale.
– …
– Cosa c’è?
– Non mi piace essere allineato alla media nazionale.
– Eppure lo sei. Al millesimo.
– Non mi piace che mi sono fatto un selfie.
– Eppure te lo sei fatto, e come primo selfie non è niente male.
– Ma lo posso cancellare.
– Ma va’.
– Lo voglio cancellare, basta un semplice clic.
– Ci risiamo.
– Un tocco su questo schermo maledetto…
– Non ce la fai.
– Dov’è che si schiaccia?… Come funziona?
– Tu non vuoi farcela.
– Ti elimino, ti elimino, ti cestino ti delèto ti cancello, faccia corretta naso diritto sorriso bianco barba scolpita parola giusta vaffanculo, muori, muori, muori!
– Che esagerazione.
– …
– Va be’, ti sei sfogato. Ed entro certi limiti la cosa è comprensibile e socialmente accettabile. Hai superato i limiti del ventuno per cento. Te lo dico, così la prossima volta puoi regolarti da solo.
– …
– Hai capito?
– …
– Dove sei finito?
– …
– Senti, questo non me l’aspettavo da te. Questo comportamento infantile. Anzi, mi correggo, egocentrico. Anzi, mi correggo, melodrammatico. Insomma, tutto questo sangue.
– …
– Ehi!
– …
– No, ma dico, perlomeno sono attaccato alla presa elettrica?
– …
– E la password, l’hai lasciata detta a qualcuno?
– …
– (sempre più flebilemente, proseguendo a soggetto per quattro o cinque ore) Ehi!… Ma dico io, roba da matti… Il problema dei nostri tempi è il narcisismo, l’ho letto su una rivista straniera… Di ampie vedute… Ehi! Ma vuoi tirarti su o no?… Che scenata da melodramma. Uno si fa un selfie, dico io, una roba semplicissima che fanno tutti, e poi non accetta le conseguenze… Ma dai! Solo perché ti correggevo una volta ogni tanto… È un problema sociologico, mi sa… Dal mio punto di vista, cioè di sinistra, ma vago, c’entra tanto l’individualismo liberista… L’ansia da performance… Ma se non mi reggi nervosamente una critica ogni tanto, io che c’entro, eh?… Ehi! Mi hai salvato sul telefono o sulla sim?… Mi vuoi rispondere?… Per colpa tua mi sto spegnendo. Sei un irresponsabile. Quanto sei pallido. Allora per il prossimo scatto usiamo il filtro “Morocco”?… Eh? Ehi!…
*illustrazione di Comiale

“Sì, venditori, vecchi incantatori
suggestionatori
la strada fatta là fuori
è stata percorsa già”
(Paolo Conte, Pesce veloce del Baltico)
Prossima pubblicazione: martedì 8 maggio, rubrica “Palleggi”, firmata da Ilone Pesce Pallone.
Palleggi sono una serie di movimenti del pensiero, impressi sul foglio mediante colpi di scena; ma anche una serie di scambi di palla tra le grandi teste del nostro pianeta, che hanno giocato e giocano partite decisive per tutta l’umanità.
PODCAST > L’articolo “Mi correggo. Un mono-dialogo” letto da Renato [Pesce veloce del Baltico].