parolalcorpo#02
L’invito diceva: “PAROLALCORPO. tagghiamoci!, una performance di Alessandra Costa per DanzainScena Compagnia Balafori, in collaborazione con Il Pesce tra le Nuvole e Spazio Oasi. A Milano, domenica 27 maggio, dalle 19.30. Una performance che è un mini-viaggio in 4 spazi danzanti. Spazi per “parole in movimento”. Per finestre che ad ogni parola si aprono su altre parole e mini-universi nuovi, generati dalle parole stesse. Non vi servono valigie né biglietto, basta prenotare il proprio ingresso. Ogni 15 minuti entreranno 6 persone alla volta per un viaggio di 25 minuti. Primo viaggio: 19.30, secondo 19.45 etc…”
Invito accolto. E domenica parolalcorpo è stato uno spettacolo, cioè un incanto, nella direzione, voglio dire, della meraviglia.
Vi potrei raccontare i dettagli. Ma che senso avrebbe? Senso unico, il mio. No, oggi non mi interessa strutturare una carezza, schematizzare il sogno. Ci saranno di seguito parole, parole delle interpreti, foto, un video. Il nuovo invito è di mettervi a danzare con le immagini, tra le vostre stanze, e di cercare l’incanto in un palco tutto interiore.
Buone visioni! Perché visioni saranno.
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TEMPO. Prima stanza. Non ha tempo. La ballerina balla sui secondi e sui minuti, sospesa, senza né secondi né minuti. Ora. Ora forse continua a ballare, in quella stanza. Quanto tempo è passato?, chiede ogni volta una voce materna. La voce che racconta l’incontro con il suo Maestro del Temp(i)o.
“Il Tempo, nemico-amico di tutti i giorni, ha scandito il mio percorso: dall’entrare nel giusto ritmo della lettura, al sentire il buon respiro; dal trovare la sintonia con Alessia nella parte attiva, al vivere l’attesa della ripetizione successiva… E poi una scalata in angoscia, ed una sospensione tra petali di paradiso. Infine il ritorno alla scansione ritmata del tempo: notte e giorno, notte e giorno, notte e giorno…”. Mara, attrice
HIMALAYA. Seconda stanza. Prendiamo il sentiero paludoso per arrivare alle nuvole. E la palude altro non è che l’incontro di acqua e terra. E si scala si scala. Scale tante, interiori: Himalaya personali. A ognuno, su un biglietto, il ricordo della propria ascesa. Altitudine e gratitudine.
“Entrare ed uscire per sette volte dalla performance è stato come nascere, morire, e poi rinascere ancora. L’acqua è stato l’elemento che mi ha trasmesso questa continua trasformazione e alla quale io ho dato ogni volta un significato diverso in relazione al muro/montagna/vita… una continua sfida per raggiungere la vetta più alta dell’Himalaya.” Chiara Serafini, performer
“Durante la serata ho vissuto sensazioni contrastanti. È stato come ripercorrere le tappe della mia vita all’infinito. Le prime volte sembrava di dover affrontare solo un piccolo ostacolo, avevo la curiosità, l’entusiasmo, l’energia di mettermi in gioco. Durante la fase centrale mi sono sentita come in “Edge of Tomorrow”: ti svegli, inizi la giornata e ad un tratto ti risvegli, sempre nello stesso momento. Iniziavo a sentire la fatica, e la sensazione di non arrivare mai. Poi la fine, stanca, ma con la voglia irrefrenabile di arrivare al traguardo. L’ultimo inchino. Ce l’avevo fatta! Un sorriso, la soddisfazione, lo sfinimento e la gioia nel cuore. Come se avessi scalato davvero l’Himalaya.” Angela, performer
QUIETE. Terza stanza. Del tempio? Tutto ha inizio con un gong. E poi ci sono i movimenti delicati come petali. E i petali delicati come sa una danza. Ogni spostamento d’aria è una carezza, una carezza sulla schiena. L’aria è dolce e racchiude un segreto, un augurio. Che si scioglie sulla lingua, come un biscotto… della fortuna.
“La calma è uno stato vivo, vibrante e continuo. La carezza di un respiro, una mano sulla spalla, la delicatezza di uno sguardo, per raggiungere una connessione profonda. Che mi fa dire ci sono, ci siamo. Dal mio utero in guerra si è scatenata linfa bollente che ha pervaso ogni mio gesto. Per sette volte questa linfa ha cercato una direzione ed è uscita allo scoperto, gettando a terra le armi al cospetto della calma. Il fuoco ha incontrato l’acqua”. Cecilia, performer
“Come essere pace? In movimento rifletto sulla linea sottile che separa lo stato interiore dalla quiete esteriore della forma. Cosa traspare dal profondo di una ricerca interna di silenzio? Spazio interno è leggerezza della mente della struttura fisica. Connettersi alla parte profonda, al sé spazioso, alle mente limpida, è un istante rigenerante ma anche lungo percorso, pratica di una vita intera”. Alice, performer
BUIO E LUCE. Quarta stanza. Suspense e trovare. Suspense è trovare? A qualcuno fa paura il buio totale? Perché c’è il buio integrale, tanto – e poi la luce di piccole ma puntuali torce. E ombre che si divertono a creare. E due corpi che cercano, cercano, cercano… Trovare. Trovare?! Una parola, nel buio! Ma è scritta sul muro, con il rumore della punta di un pennarello.
“Nella stanza buio e luce ciò che maggiormente è cambiato tra una performance e l’altra è stata l’attesa della luce. Quando era il momento giusto per illuminare e dare vita alla scena? Totalmente soggettivo, ho vissuto l’attesa come il momento più intenso”. Lorena Sotgiu, performer
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Questa rivista nasce dal fortunato incontro di un gruppo di pesci tra le nuvole. Si tratta di esemplari molto diversi tra loro, s’intende: dalle pinne alle penne. Ma una cosa in comune c’è: la voglia di volare. La convinzione che, di fronte alle infinite possibilità della mappa della vita, non esiste un’unica strada per andare da “A” a “B”.
Scriviamo di libri, viaggi, arte, relazioni, poesia, visioni, grandi imprese… di sguardi, di vita.
Prossima pubblicazione: giovedì 31 maggio, rubrica “Visioni”, firmata da Martina [Sardina].
Visioni esplora il mondo della letteratura per l’infanzia (che illumina anche gli adulti). Lo svelamento di parole che narrano insieme alle immagini. Ma non solo. Visioni diurne e notturne provocate anche da altre scintille. Una porta sull’immaginazione, una stanza dedicata alle tracce lasciate dal sogno.