Ogni bambino è un’esperienza poetica
Il primo di Aprile si è aperta a Bologna la Fiera Internazionale del Libro per ragazzi alla sua 56ima edizione, evento imperdibile per gli addetti del settore, dove ogni anno si fa il punto sull’editoria per l’infanzia. Qui, per quattro giorni, le case editrici di tutto il mondo si sono scambiate i diritti dei libri e migliaia di persone si sono incontrate a discutere dei più diversi temi: traduzione, illustrazione, nuove tecnologie, scuola e molto altro. Hanno avuto luogo qui le premiazioni dei concorsi letterari e di illustrazione che fanno conoscere ogni anno nuovi autori ed editori. Oltre ai premi della Bologna Ragazzi Award suddivisi per sezioni sono stati annunciati il Premio Strega ragazzi e ragazze, il premio Carla Poesio per la tesi di laurea più innovativa e originale per la letteratura per l’Infanzia, il Premio Internazionale di Illustrazione, il Silent book contest per gli albi senza parole. Sono stati annunciati inoltre i testi finalisti del prestigioso Premio Andersen.
Quest’anno le presenze sono aumentate ulteriormente (quasi trentamila) e i temi affrontati sono stati moltissimi: molto interessante la lunga conferenza dedicata alla scrittura a mano nell’era digitale dove hanno partecipato calligrafi di fama internazionale, type designer, esperti di riabilitazione di bimbi e adolescenti con difficoltà di apprendimento e coordinamento motorio. Per promuovere l’importanza della diversità nei libri per ragazzi si è svolto un focus speciale sulla letteratura e illustrazione afroamericana, e poi si è parlato di audiolibri e di digitale, entrambi mercati in rapida espansione in questo settore, oltre che del mercato cinese, tra i più fiorenti a livello globale. Si è svolta la Conferenza internazionale delle librerie per ragazzi, realtà indipendenti di importante valenza culturale e sociale, in crescita e con un ruolo primario nella promozione della lettura.
Il paese ospite di quest’anno è stato la Svizzera che ha organizzato diverse mostre e appuntamenti in fiera e in città tra cui la bella esposizione ABC della Svizzera dove 26 illustratori selezionati, sia affermati che esordienti, hanno associato ognuno una lettera dell’alfabeto a una parola e a una illustrazione.
Anche quest’anno gli anniversari sono stati diversi: ricordiamo i cento anni di Richard Scarry per il quale è stata organizzata una mostra nella meravigliosa cornice dell’Archiginnasio di Bologna.
Babalibri ha festeggiato i 20 dalla morte di Leo Lionni e 60 anni dalla pubblicazione di “Piccolo blu e piccolo giallo”, Lapis edizioni ha celebrato Attilio Cassinelli ristampandone diversi titoli e ricevendo la menzione speciale alla carriera dell’autore nella sezione toddler del Bologna Ragazzi Award. Inoltre da più fonti sono stati annunciati i tanti progetti in corso per la celebrazione nel 2020 di Gianni Rodari in occasione del centenario dalla nascita.
Addentrandosi tra i corridoi dei diversi padiglioni è stato un piacere visitare, per allestimento e novità presentate, gli stand delle case editrici italiane anche a noi molto care (Lupoguido, Ippocampo, Terre di Mezzo, Edizioni Corsare, Lapis, Kite edizioni, Babalibri, Camelozampa, Topipittori). Proseguendo poi per gli stand dei tanti paesi stranieri presenti hanno attirato la mia attenzione per ricchezza e originalità di autori e illustrazioni: Corea, Cina, Russia, Spagna, Portogallo e Repubblica Ceca, solo per citarne alcuni.
Concludo con il ricordo di una bella giornata soleggiata, la domenica prima dell’inaugurazione della Fiera, quando ho partecipato ad un evento presso la casa bolognese di Giosuè Carducci, organizzato dall’associazione Hamelin. Qui, in una sala gremita, si è svolto un incontro tra il pubblico e i poeti Giusi Quarenghi e Bruno Tognolini, da anni autori di letteratura per l’infanzia. È stato, il loro, un dialogo in cui si sono passati la staffetta, recitando le poesie di Carducci e citando poi altre voci, di scrittori, poeti, letterati, a tessere una tela di parole e pensieri per celebrare la poesia, la lingua e il tempo sacro dell’infanzia.
“Perché scrivi per bambini e non per adulti?” è la domanda che spesso viene rivolta loro, e a cui hanno risposto indirettamente, trasmettendoci per quasi tre ore il loro amore per quello che fanno.
Questo incontro è stata una meravigliosa occasione che ci ha ricordato con chi stiamo parlando quando dialoghiamo con un bambino, il quale si incanta di fronte al linguaggio poetico perché è vicino alla sua lingua, fatta di suoni e rielaborazione pura delle cose del mondo che deve nominare senza schemi precostituiti. Il bambino, fin dalla nascita, usa suoni primordiali per riconoscere e riconoscersi nel mondo, in una continua attività di creazione che, successivamente, con l’inizio del linguaggio, diviene rielaborazione creativa del parlare adulto, buffa al nostro orecchio e preziosissima. “Le chimere linguistiche dei bambini che assemblano quel che sentono, fanno congetture su quello che dicono gli adulti”, afferma Tognolini. “Poi arriverà il momento dell’E-ducare, portare fuori, insegnare a dire bene”, perchè i bimbi vogliono imparare a dire e fare bene quella cosa. Sarà un momento doloroso, in cui bisognerà sfoltire. “Ma poi, noi adulti e in primis noi poeti li dobbiamo risarcire. Il poeta è colui che risarcisce, recuperando le parole staminali che dicono più di quello che vogliono dire. Il gesto di creazione poetica è il gesto del gioco dei bambini. E costituisce un diritto, quello di rimettere al mondo il mondo della lingua sacra della prima infanzia, fatto di gesti e di suoni.”
Da attento ascoltatore delle voci infantili il poeta ci regala anche alcune registrazioni di filastrocche in ogni lingua e dialetto che rimaniamo incantati ad ascoltare per la naturalezza e la freschezza con cui vengono pronunciate.
Giusi Quarenghi recita i versi di Carducci, Pagliarani, Rilke e molti altri. Poi compone un discorso legando la sua voce a quelle che appartengono alla sua “genealogia elettiva”, citazioni che si prendono per mano, una con l’altra.
Tra gli altri cita Scabia: “Il bambino è un maestro perché non sa niente”. La reinvenzione del mondo è una forma di indagine, di riappropriazione del mondo stesso a partire da quel che si dispone. “Io non voglio dire come si dice, voglio dire proprio quello!” le dice un giorno una bambina di tre anni.
Di Walter Benjamin: “Lo specialismo è estraneo all’infanzia, la narrazione ha bisogno di forme sfrontate e temerarie”.
E di Antonio Porta: “Si scrive, si fa musica, poesia per vendicare tutti i bambini”. “La poesia è un’avventura linguistica, si conosce il punto di partenza e non quello di arrivo”. A partire dall’oscillazione di versi e di senso, dall’andare a capo.
Ci deve essere una predisposizione allo stupore, un trasecolare di tempo e di spazio.
La poesia rende visibile, è capace di dare realtà, un poter essere, di dare nomi alle persone e alle cose. Le stringhe primordiali girano e hanno a che fare con rima, ritmo e respiro.
E se i bimbi vivono un tempo sacro e sono portatori di una lingua sacra, aggiunge, ogni bambino è un’esperienza poetica. E si fa Poesia affinché il tempo diventi esperienza poetica.
“Gli adulti è una categoria che ho incontrato solo da piccola” scherza alla fine Giusi e poi cita
Umberto Fiori:
“Io…penso di far parte…diciamo/che sogno di far parte di quegli uomini/che quando uno li chiama, rispondono. /Che fanno quello che bisogna fare /(…) Che ti guardano/in faccia, ti salutano/con la bocca e con gli occhi,/da pari a pari. Persone che ricevono/il mondo, e lo regalano’.”
Lasciamo la sala, noi adulti, padri, madri, insegnanti, con la speranza di fare nostro, almeno un po’, questo atteggiamento: essere capaci di ricevere il mondo e regalarlo.
*Fotografie di Martina Valenziano