Stavo pensando
Ricordo bene la prima volta che ho preso in mano questo libro, non sapendo di cosa parlasse. Ho cominciato a sfogliarlo senza capire subito dove mi stesse portando, una sensazione di disorientamento e curiosità assieme.
“Stavo pensando” (titolo originale: “The Thinking Book”) è un albo illustrato pubblicato un anno fa dalla casa editrice Topipittori ma uscito originariamente nel 1960 in lingua inglese (testo di Sandol Stoddard e illustrazioni di Ivan Chermayeff). La traduzione in versi dell’edizione italiana è del poeta Bruno Tognolini.
Una volta era giorno
Come adesso
E tu hai detto
Buongiorno
Ma io non ho detto nulla
Perché
Stavo pensando
Fin dai primi versi si percepisce la forza espressiva del testo costruito su accostamenti che ne conferiscono ritmo e musicalità. A questi versi si intervallano altre parole, evidenziate in grassetto, in cui si riconosce un’altra voce, diversa dalla prima. Man mano che si procede con la lettura si disvela la situazione, a molti familiare: il momento del risveglio di un bimbo e della preparazione frenetica mattutina prima di uscire di casa. Ma vista da una prospettiva insolita.
Scorrendo le prime immagini del libro, che rappresentano un sole alla finestra e poi una stanza con qualche mobile e i vestiti appoggiati sulla sedia, è chiaro che ci troviamo nella cameretta di un bambino e che i versi sono i suoi pensieri. La voce fuoricampo è quella di un genitore (non si vedono mai i volti dei protagonisti) che man mano lo sollecita a sbrigarsi: alzarsi, lavarsi, vestirsi.
Il piccolo però preferisce soffermarsi su colori, forme, animali, capi di vestiario, oggetti: qualunque spunto è buono per assemblare suoni e parole nella testa. Egli infatti sta assecondando un momento troppo bello per essere interrotto. Il pensare diviene un’azione ribadita, prioritaria su tutto il resto, che, con leggerezza e naturalezza, si oppone alle regole temporali imposte dalla tabella di marcia.
C’è dunque la voce diretta, imperativa, evidenziata in grassetto e l’altra che parla, anzi, pensa, in prima persona. L’una che sprona a fare “e in fretta!” e l’altra che si aggancia alle parole dell’adulto per prendere poi una sua strada e vagare in piena libertà attraverso associazioni di ogni tipo.
E soprattutto mettiti la maglia
E io stavo pensando
Stavo pensando a tutto
Alle cose soprattutto e sotto tutto
Sopra e sotto
Io e tu
Aquiloni nel cielo blu
(…)
Il bambino prende spunto dalle parole del genitore per alimentare i suoi pensieri e da questa relazione contrastante prende forma la sua partitura poetica che è anche affermazione di identità. Assistiamo a un duetto che si muove su ritmi e tempi diversi: il tempo interiore della libertà, ricco e fecondo, che esonda dai limiti imposti, e il tempo scandito, condizionato dall’orologio e dalle incombenze quotidiane.
Stavo pensando è quel che il bimbo afferma fin dall’inizio con una sorta di consapevolezza sorridente, serena, lasciandosi andare a un preludio di creatività e autenticità, fino a un’inaspettata dichiarazione d’amore finale.
Il pensiero infantile è reso in forma poetica perché è esso stesso poetico. Il bambino usa la lingua associando senso e suoni secondo un ritmo che deriva dalla sua capacità di ascoltare il tempo dentro di sé e di coinvolgere tutta la sfera sensoriale (a questo proposito rimando all’ultima parte dell’articolo https://www.ilpescetralenuvole.it/eventi/ogni-bambino-e-unesperienza-poetica/ ).
Anche le illustrazioni a doppia pagina di Chermayeff restituiscono la sensazione di freschezza e movimento attraverso le pennellate rapide e i colori vivaci.
Mettiti la camicia, quella gialla
Pensando pensando
Ma io stavo pensando
A quella bella polvere che balla
E brilla
Dentro la luce gialla
E poi stavo pensando
A limoni, banane, arance e mandarini
E tutti i gialli
Infanzia fa rima con inizio e inizio è anche il mattino, pagina bianca su cui scrivere le proprie parole, ritrovandone accostamenti inediti.
Non si può non notare il lavoro accurato sulla lingua svolto da Bruno Tognolini che ha dato magistralmente voce ai pensieri infantili rimanendo allo stesso tempo quanto più fedele al testo originale di Stoddard.
“Stavo pensando” sorprende e commuove ad ogni pagina aprendo crepe e spingendo a riflessioni profonde. Ci mostra in un modo delicato che il risveglio, a cavallo tra il sogno e la ragione, è un momento di rinnovamento e di scoperta in cui è piacevole sostare (un tempo di cui noi “grandi” ci siamo dimenticati utilizzandolo per guardare il cellulare?) e dove possiamo imbatterci in vere e proprie rivelazioni, e conoscere la parte più intima e vera di noi.
Attraverso più linguaggi (e qui sta la peculiarità e la potenza dell’albo illustrato) questo testo riesce a parlare bene sia ai bambini che agli adulti dando ad entrambi la possibilità di riconoscersi e di empatizzare con l’altro. La routine quotidiana può diventare manchevole nella comunicazione con i nostri figli se povera di ascolto e fatta di un linguaggio ripetitivo e sterile, c’è tanta ricchezza dentro di loro anche quando si attardano su una scarpa o ad osservare la tazza del latte.
*Fotografie di Martina Valenziano
PODCAST > L’articolo “Stavo pensando“, scritto da Martina Valenziano e letto da Comiale.