Oltre l’apparenza, sotto gli aculei
C’è una grossa differenza tra guardare e vedere. Guardare deriva dal germanico wardon, “stare in guardia”, e definisce l’atto di tenere gli occhi ben aperti. Fa riferimento a un osservatore che fissa lo sguardo su qualcosa o su qualcuno con l’antico scopo di difendersi da ciò – o chi – lo circonda.
Vedere deriva invece dal latino vidēre, “usare la vista per percepire la realtà”. È una connotazione più alta: io posso guardare senza vedere, ma non il contrario. Solo quando vedo vado oltre l’apparenza, prendo coscienza della realtà che mi circonda e provo a comprenderla.
Chi guarda, controlla. Chi vede, percepisce. Posso guardare dalla finestra i passanti per un tempo infinito distinguendo solo colore della pelle, sesso, vestiario ecc., oppure posso vedere davvero le singole persone e coglierne lo stato d’animo. Posso guardare un libro e avere voglia di leggerlo, ma solo leggendolo potrò vedere il messaggio dell’autore.
Nel romanzo L’eleganza del riccio di Muriel Barbery, gli inquilini del numero 7 di rue de Grenelle, Parigi, guardano ma non vedono. Si muovono sicuri nel loro bel palazzo privato, sfoggiano appartamenti di gran lusso e lavori di prestigio, ma sono intrappolati in schemi di abitudini mentali meschine, in pregiudizi millenari che li accecano. Arroccati nella loro lussuosa campana di vetro, ci vengono descritti circondati solo da loro simili e impegnati a manipolare se stessi affinché lo zoccolo delle loro credenze non vacilli mai, nemmeno un pochino.
A svelare al lettore la vera natura di queste vite di lussuosa vacuità cala l’occhio implacabile delle due protagoniste del romanzo: la portinaia Renée e la giovane Paloma. A un primo sguardo (senza vedere, appunto), anche questi due personaggi non sono altro che stereotipi. Renée (la portinaia), 54 anni, bassa, grassottella, perennemente in pantofole, poco istruita, con la TV sempre accesa nella sua tradizionale guardiola. Paloma (l’adolescente), 12 anni, ricca figlia di un deputato, giovane imbronciata, accanita lettrice di fumetti.
Queste figure, così come appaiono esteriormente, sono perfette nel mondo a due dimensioni degli inquilini del palazzo. Rappresentano due dei molteplici ingranaggi che “permettono il funzionamento di quella grande illusione universale secondo cui la vita ha un senso facile da decifrare”. Ma il lettore capisce immediatamente che, nel caso di Renée e Paloma, apparenza e interiorità non vanno a braccetto.
Paloma nasconde un’intelligenza più che precoce e affida al suo diario – unico confidente – osservazioni pungenti sulla realtà che la circonda, in particolare sui familiari che sente tanto distanti da sé (padre assente, madre perennemente in analisi, sorella superficiale). Dal canto suo, Renée è un’avida lettrice e si è fatta una cultura di tutto rispetto in privato, da autodidatta. Ama Kant, Proust, i romanzi russi, la musica classica, l’arte, i film d’autore, la cultura giapponese. Solo che nessuno lo sa.
Sono due ricci le nostre protagoniste. Schive, diffidenti, sempre sulla difensiva, ma capaci di svelare un’anima delicata ed elegante a chi ha la pazienza di conquistarne la fiducia e far loro ritrarre gli aculei.
Da lontano è proprio una portinaia – osserva Paloma – Da vicino… beh, da vicino… c’è qualcosa di strano […] Trasuda intelligenza. Eppure si sforza, già, si vede che fa tutto il possibile per entrare nel ruolo della portinaia e sembrare stupida […] Madame Michel ha l’eleganza del riccio: fuori è protetta da aculei, una vera e propria fortezza, ma ho il sospetto che dentro sia semplice e raffinata come i ricci, animaletti fintamente indolenti, risolutamente solitari e terribilmente eleganti.
A smascherare le due donne e a farle incontrare, dando la svolta al romanzo, è il nuovo inquilino del palazzo: il giapponese monsieur Ozu, colto ed elegante, incarnazione dell’essere umano gentile per eccellenza, capace di dare a Renée e Paloma la sensazione di esserci per davvero. Monsieur Ozu aiuterà Paloma a vedere oltre la ricercata apparenza scialba di Renée e a svelarne intelligenza, arguzia, ironia e cultura. Lo stesso farà con la portinaia, che scoprirà una ragazzina saggia e brillante.
Per la prima volta ho incontrato qualcuno che cerca le persone e che vede oltre. Può sembrare banale, eppure credo che sia profondo. Non vediamo mai al di là delle nostre certezze e, cosa ancora più grave, abbiamo rinunciato all’incontro, non facciamo che incontrare noi stessi in questi specchi perenni senza nemmeno riconoscerci. Se ci accorgessimo, se prendessimo coscienza del fatto che nell’altro guardiamo solo noi stessi, che siamo soli nel deserto, potremmo impazzire. Io invece supplico il destino di darmi la possibilità di vedere al di là di me stessa e di incontrare qualcuno.
Finalmente, Renée e Paloma si vedono. Non in base al ruolo rivestito o all’appartenenza sociale, ma nella loro essenza più vera. Si scoprono anime gemelle e il loro incontro speciale apre le porte di due mondi segreti a cui nessuno aveva avuto accesso prima. Il passato a lungo tenuto nascosto viene svelato, le analisi dei due personaggi si incontrano e si intrecciano, la vera natura delle protagoniste viene alla luce. Il tutto sotto lo sguardo lucido e attento di monsieur Ozu, che indirizza Renée e Paloma verso la ricerca della bellezza, qui e ora.
A cosa serve l’Arte? A darci la breve ma folgorante illusione della camelia, aprendo nel tempo una breccia emotiva che non si può ridurre alla logica animalesca. Come nasce l’Arte? È generata dalla capacità propria dello spirito di scolpire la sfera sensoriale. Che cosa fa l’Arte per noi? Dà forma e rende visibili le nostre emozioni e, così facendo, conferisce loro quell’impronta di eternità che recano tutte le opere le quali, attraverso una forma particolare, sanno incarnare l’universalità degli affetti umani.
E allora, piano piano, Renée deposita i suoi aculei e Paloma abbandona il tanto premeditato suicidio, pensato all’inizio del racconto per dare uno scossone alle coscienze sonnolenti della sua famiglia. Occorre vivere la vita di ogni giorno in modo costruttivo e non distruttivo, conclude la ragazza. Costruire il presente con veri progetti di vita. Aspirare ardentemente all’Arte. Scambiare opinioni con persone interessanti e stimolanti come monsieur Ozu e Renée. Ricercare il sempre nel mai. La contemplazione dell’eternità nel movimento stesso della vita. La bellezza, qui, in questo mondo.
Lettrice onnivora e compulsiva, Acciuga cade nei libri come un’alice nella tana del bianconiglio. Lì scopre sogni, idee, vite, relazioni, universi. Arco che incocca la piccola acciuga e la lancia verso le nuvole. Da grande vuole fare la libraia.
PODCAST > L’articolo “Oltre l’apparenza, sotto gli aculei” letto da Alice [Acciuga].