Come in un Caffè
Avete presente il dipinto I nottambuli di Edward Hopper? Vi siete mai chiesti chi sono i personaggi ritratti in quel locale notturno? Cosa si stanno dicendo la ragazza con il vestito rosso e l’uomo con il cappello poggiato al bancone del bar?
Seduta al tavolino di un caffè, mi capita spesso di osservare le altre persone nel locale e di farmi questo tipo di domande. Se riesco, allungo un poco l’orecchio e cerco di afferrare sprazzi di conversazione: i sussurri delle coppie di innamorati, le battute tra amici, i convenevoli di distinti professionisti impegnati in incontri di lavoro, gli ammonimenti delle mamme a bambini scalpitanti…
Non pensate male. Non si tratta di un nostalgico ritorno ai miei anni di giornalista a caccia di gossip. Piuttosto, ogni volta, mi meraviglio di come, all’interno del più piccolo caffè, vadano in scena quotidianamente incontri, scontri, risate, progetti, chiarimenti, chiacchiere futili e discussioni filosofiche… Niente di nuovo? Forse, ma tutto decisamente autentico. Com’è la vita.
Leggendo Resoconto di Rachel Cusk ho avuto proprio l’impressione di ascoltare alcune di quelle conversazioni da bar comodamente seduta sulla mia poltrona. In effetti, questo libro (primo di una trilogia) non è un romanzo vero e proprio. Non c’è trama. Non c’è un protagonista ben caratterizzato. Non ci sono colpi di scena. Non c’è un finale. È un libro di incontri. Affollato e rumoroso come un caffè.
Lo spunto per la narrazione è scarno: una scrittrice inglese, Faye, diretta ad Atene per tenere un seminario di scrittura creativa, lungo il suo viaggio si imbatte in vecchi amici e in qualche sconosciuto. Questi le raccontano sprazzi del loro passato, brevi episodi quotidiani, momenti di crisi, pensieri, rimpianti.
A far da padrone sono i grandi temi della vita adulta: matrimoni, separazioni, successi, fallimenti, tradimenti, figli. Non stupisce, dunque, che i narratori siano sempre emotivamente coinvolti e che per questo motivo, spesso, inciampino nel racconto. Il passato che non c’è più viene rievocato con tenerezza anche se attraversato da drammi, le persone appaiono spesso stereotipate, la memoria ingannevole rafforza illusioni che stentano a cadere e, quando accade, la sensazione di precarietà appare molto dirompente.
Faye ascolta, raramente commenta, e riporta al lettore queste molteplici storie di vita svelando con occhio lucido le grandi e piccole crepe che attraversano le narrazioni e, tra le righe, anche tratti di sé:
“trovavo le apparenze più ingannevoli e tormentose di quanto mi fossero mai sembrate in passato […] Spesso pensavo al capitolo di Cime tempestose in cui Heathcliff e Cathy dal buio del giardino guardano attraverso le finestre del salotto dei Linton e osservano la scena famigliare illuminata. Quel che è fatale, nel loro sguardo, è la soggettività: dalla finestra i due vedono cose diverse, Heathcliff ciò che teme e detesta e Cathy ciò che desidera e di cui si sente privata. Ma né l’uno né l’altra vedono le cose come realmente sono.”
Me la immagino proprio seduta al tavolino di un bar, la nostra scrittrice, con lo splendido sfondo del mare greco, mentre si alternano i suoi interlocutori: il “vicino di volo”, discendente di una ricca famiglia di armaioli che ha perso il suo patrimonio in seguito a una serie di matrimoni fallimentari, il milionario che intende avviare una rivista letteraria ma, forse, vorrebbe diventare scrittore lui stesso, il collega di lavoro Ryan, impantanato nei successi passati e incapace di tornare a scrivere, l’amico Paniotis, che ha accantonato i suoi sogni di editore indipendente dopo il tracollo di un progetto a dir poco utopistico, la scrittrice Angeliki, strenua femminista impegnata in tournèe in giro per l’Europa…
Tante voci, tante storie. Lungo la lettura ho rinunciato quasi subito a sottolineare le frasi che mi colpivano perché ogni pagina rievoca una situazione vissuta personalmente da me o da qualcuno che mi sta vicino, o ancora un tema talmente universale da essere degno di nota. Meglio allora posare la matita e godere di una lettura brillante, piacevole, innovativa, magari sorseggiando una buona tazza di caffè. Senza aspettarsi grandi rivelazioni e risposte universali. Solo trame di vita.
PS: il romanziere francese Philippe Besson ha davvero immaginato le vite dei personaggi ritratti ne I nottambuli e le ha raccontate nel breve romanzo E le altre sere verrai? Qui le pennellate di Hopper si trasformano in brevissimi dialoghi intervallati dai lunghi flussi di pensiero dei personaggi, figure tanto vivide da risultare subito familiari. Di cosa stanno parlando? Ma del più universale dei temi, ovvio: l’amore.

Lettrice onnivora e compulsiva, Acciuga cade nei libri come un’alice nella tana del bianconiglio. Lì scopre sogni, idee, vite, relazioni, universi. Arco che incocca la piccola acciuga e la lancia verso le nuvole. Da grande vuole fare la libraia.
*Foto in copertina: di Alice Paiosa
PODCAST > “Come in un Caffè“, scritto e letto da Alice Paiosa.