Ma come ti vesti? *Ethical edition
*[Seconda puntata] (per la puntata 1, clicca qui)
Cari fashion fishes,
è iniziato l’autunno (almeno sul calendario), i saldi sono finiti e le vetrine propongono tutti gli ultimi trend di stagione.
Ahimè, io mi sono già giocata il jolly aggiudicandomi uno dei moltissimi capi che rientrano nella mia wishlist sostenibile. Si tratta di un regalo di Natale anticipato: forse con questa scusa riuscirò a eludere i guardiani del mio armadio, che mi giudicano severamente ogni volta che ne apro le ante per riporre un nuovo acquisto.
Ma come fare a districarsi tra i vari brand di moda sostenibile per regalarci uno o due capi che possano coccolarci durante l’imminente inverno e per molti altri a venire?
Ho recentemente scoperto Il Vestito Verde, un sito che raccoglie informazioni e consigli per un consumo consapevole: alle sue spalle ha una solida community su Facebook dove gli stessi utenti condividono le loro scoperte etiche. È uno strumento molto facile da utilizzare: si sfoglia per categorie di abbigliamento e accessori e, anziché fare acquisti come su Zalando o Asos, si viene rimandati agli e-shop dei venditori.
A volte mi rendo conto come sia appagante scorrere i post degli artigiani che seguo su Intagram senza acquistare nulla, solo ammirando la cura con cui confezionano i loro prodotti. Tra i miei colpi di fulmine più recenti: Gaia Segattini, con la sua linea di maglieria creata utilizzando giacenze di magazzino e filati scartati, ScarletVirgo, artigiano milanese che produce borse personalizzabili e dal design innovativo, e ancora NeveloKids, di cui vorrei possedere l’intero campionario di vestiti, gonne e camicie.
Un brand molto interessante e alla portata di – quasi – tutte le tasche è Progetto Quid, che crea capi di abbigliamento e accessori in edizione limitata utilizzando eccedenze di tessuti messe a disposizione da aziende di moda e del settore tessile. In questa realtà, inoltre, lavorano soprattutto donne con trascorsi di fragilità e che hanno quindi un’occasione di riscatto.

Viste le tendenze ambientaliste che si stanno sempre più radicando tra i consumatori, anche i giganti della fast fashion si stanno impegnando per aumentare le loro iniziative legate alla sostenibilità. In un articolo piuttosto recente (3 settembre 2019), la giornalista di Vogue Emily Chan, indaga in particolare sugli impegni presi da Zara, H&M, Uniqlo, Mango, Asos. H&M e Asos, per esempio, hanno già da tempo lanciato delle collezioni green, la linea Conscious e Green Room, ma si tratta di un numero di prodotti molto limitati rispetto alla produzione totale.
I consumatori che non possono rinunciare per motivi economici a questi brand, potrebbero scegliere di acquistare solamente i prodotti delle collezioni sostenibili, lanciando così un messaggio molto forte (complementare alla decisione di non acquistare più nulla presso di loro) e spingendoli ad aumentare e accelerare il loro impegno etico.
Bisogna però prestare attenzione a un altro fattore importante: per soddisfare le attese dei consumatori e del mercato, è fondamentale che i retailer non si macchino però di azioni di greenwashing, cioè l’insieme delle «pratiche adottate da quelle aziende od organizzazioni interessate ad acquisire una reputazione “verde”, ossia ecologica, senza che vi corrisponda un modo di operare sostanzialmente diverso da quello degli altri soggetti (concorrenti) rispetto ai quali esse si vogliono differenziare».
È poco probabile che i colossi della fast fashion riescano a diventare completamente sostenibili: la riduzione dell’impatto sull’ambiente non si concilia facilmente con un modello di business che si fonda sull’aumento della produzione a prezzi sempre più bassi. Un bel grattacapo, insomma, che cercheremo di districare insieme per diventare sempre più eco-friendly… ma con un guizzo in più!
Rimanete sintonizzati!

Unicorno del mare, leone di cielo, sognatrice infaticabile provvista di un’ancora che la riporta a terra solo quando strettamente necessario. Esploratrice di mondi di carta, tendenze di moda e ricette per rendere felice chi ama.
*Immagine di copertina: fonte sito web Sustainable Jungle
PODCAST > “Ma come ti vesti? *Ethical edition” – seconda puntata – scritto e letto da Sara Orlandi