Natale inizia con la lettera…
Cosa ti fa dire “finalmente è Natale”?
I milanesi iniziano a sentirne il profumo a Sant’Ambrogio, il 7 dicembre, con il panettone: i tradizionalisti lo sentono coi canditi, mentre gli altri “per carità!”. C’è chi inizia a sentire l’atmosfera natalizia solo all’ultimo, arrivando lungo sui regali, in scivolata; chi invece molto, molto prima. La mia cara nonna diceva “Ecco, finirunu i ferie, fra poco è Natale”… alla fine di agosto. Noi nipoti, bambini, ridevamo, pensando che fosse un’esagerazione. Ma va detto che, man mano che gli anni passano, mi sembra sempre meno una battuta di spirito, e sempre di più una realtà.
Ma io, che non mi sento di Milano e che non sono un nonno, mi accorgo che il Natale è vicino quando mi travesto da traduttore. Yes, exactly, da traduttore. Perché verso metà dicembre, puntuale come l’IMU, arriva infatti LA LETTERA. Tata dadannnnn.
La Lettera, my goodness.
Due o tre pagine in inglese, fitte-fitte-fitte, piene-piene-piene di dettagli dell’anno trascorso dalla zia Susan e dalla sua famiglia. Un vero e proprio bilancio dei dodici mesi passati, come neanche in azienda.
Ormai SO TUTTO: del suo orto, dei suoi animali domestici, e anche dell’orto dei suoi figli e dei loro animali domestici; degli acciacchi, di ogni influenza ad ogni stagione, di ogni colpo di tosse e starnuto, degli uni e degli altri, e sono tanti in famiglia, con tanti nomi, e ogni anno sempre di più.

La busta con la Lettera mi viene posta davanti agli occhi da zia Cate, che ne è la principale destinataria, tipicamente alla fine di un pranzo domenicale in famiglia. La mia reazione, ogni anno, è mixed.
Da un lato, vorrei essere dall’altra parte del mondo: la pigrizia di base si fonde con la sonnolenza post-pranzo, post polenta e bruscitt, e la consapevolezza che dovrò ripetere e ripetere e ripetere alcune parti della lettera ad un pubblico, diciamo, non più giovanissimo. Ma non biasimatemi, in tutto se ne va via più di mezz’ora, e nel momento della palpebra pesante.
Dall’altro, sono felice. In fondo è una bellissima tradizione, un appuntamento che anzi aspetto. Il meglio è sentire i commenti dei miei famigliari durante la traduzione, vedere le loro reazioni, spesso divertite, altre volte sbigottite. Nascono sempre, immancabili, comici misunderstandings e la Lettera finisce in effetti per essere travisata per il 50-60%. Se Susan parla della sua protesi ai denti, vengono immaginate fantasiose protesi anni Venti; se Susan racconta di quando è caduta nell’orto, ci si chiede cosa ci facesse al porto… “Ma sì, dai, è sempre stata un’amante delle crociere”.
Sarà mica colpa del traduttore?
Non ditelo alla mia famiglia, ma spesso nella traduzione ci butto dentro parti di mia completa invenzione, situazioni assurde, che hanno contribuito a rendere zia Susan, negli anni, un personaggio mitologico. Ma ti ricordi quella volta in cui salvò i ciclamini dalla tempesta di neve nonostante la febbre a 40? E quella volta in cui il gatto di John fece i gattini sul tetto e lei li portò giù calandosi nel camino?
Eh sì, anche quest’anno la Lettera è arrivata: è stata letta, tradotta, in parte inventata e spesso travisata. Eh sì, anche quest’anno è finalmente Natale. Perché Natale per me inizia con la lettera… con La Lettera.
*In copertina: fotografia di Les Anderson on Unsplash
*Nell’articolo: fotografia di Annie Spratt on Unsplash

Ilone Pesce Pallone, gonfiato. Guarda così avanti che sembra indietro. Così fuori che sembra dentro. In due o tre lo capiscono, ma poco.
PODCAST > “Natale inizia con la lettera…“, letto da Comiale.