Per la bellezza di una latta matta
Il Campanile del Duomo sta per suonare le quattro del mattino: mancano pochi minuti al cambio dell’ora. Davanti a lui, in Piazza San Passaggio, tra il silenzio dei dormienti, si sente solo la risata di una lattina: è la Latta Matta che si esibisce in capriole, vuota e spensierata. Ad ogni colpo sul selciato si allontana sempre più dalla forma originaria. Più incontra il suolo, più cambia, e tanto più la Latta Matta diventa allegra.
Il Campanile la osserva e non proferisce parola. Sta zitto, non sa scegliere che cosa dire davanti a quella bellezza così insolita.
E pensare che, fino ad un istante fa, quel monolito ammirava solo i palazzi che raggiungevano la sua altezza, ma senza superarla. Stimava quelli in cui si poteva specchiare e rispecchiare ininterrottamente: in cui vedeva riflessa la sua centenaria staticità, esempio di tradizione, di fermezza e sani principi di tempi ormai lontani.
Ora, nel guardare la Latta Matta, Il Campanile del Duomo sta rischiando addirittura di perdere tempo. E quando le lancette del suo orologio segnano le quattro, l’arrivo di una nuova era lo sorprende senza fargli paura. Per la prima volta il Campanile sente le sue campane.
Non gli sembrano stonate, sono di nuovo in sintonia, se non con l’intero mondo, almeno con qualcuno di quel mondo così vasto. E dopo i quattro rintocchi, per l’emozione niente affatto cadenzati, il Campanile alza lo sguardo verso il cielo, ma non cerca un dio: intona una preghiera.
La Latta Matta sul selciato continua il suo viaggio senza posa. Si abbandona infine a un tombino scoperchiato, il quale non fa scudo a quella profonda intrusione.
*Illustrazione di Comiale [spigola]

Spigola è animata da curiosità. Rianimata da quello che trova in acque limpide, in profondità, a caccia di preda-pensieri. Un artista le ha detto: “Hai provato a scavare in alto?”. Spigola ha visto la luce.
PODCAST > Il racconto “Per la bellezza di una latta matta” letto da Comiale [spigola].