Il nostro corpo sociale
Da oggi io mi fermo.
Per proteggere
le parti più fragili
del nostro corpo
sociale.
Per prendermi cura
anche della mia
parte vulnerabile,
che esiste e
si spaventa
se non le parlo
con delicatezza.
Sono io la prima
protezione civile:
la cura inizia
nella mia coscienza.
So di poter essere
anch’io
medicina
per il nostro corpo
umano.
E oltre
chiedo all’economia
di fare oggi più che mai
economia:
insegnarci a
ottimizzare
le nostre risorse,
aprendo nuove strade
virtuose.
Chiedo all’arte
di resistere e continuare
ad alimentare a distanza
la nostra
parte anima –
e chiedo al pubblico,
alla repubblica,
di riconoscerle
in modo chiaro
il suo lavoro tanto faticoso
quanto essenziale.
Chiedo ai mezzi di comunicazione
di non inquinare l’atmosfera
con news di scappamento,
e di fermare sulla pagina
solo parole ponderate,
e fatti reali.
Chiedo alla politica
ascolto.
Ringrazio ogni medico
dal nome sconosciuto
che si è già adoperato
per salvarmi
in quella corsia:
avevo un altro nome,
avevo un altro volto,
avevo un’altra età,
eppure ero io e mi ha
riconosciuto.
Tra quindici giorni,
forse un mese…:
ogni evento sarà
di nuovo
una festa
della nostra vita
sociale.

Questa rivista nasce dal fortunato incontro di un gruppo di pesci tra le nuvole. Si tratta di esemplari molto diversi tra loro, s’intende: dalle pinne alle penne. Ma una cosa in comune c’è: la voglia di volare. La convinzione che, di fronte alle infinite possibilità della mappa della vita, non esiste un’unica strada per andare da “A” a “B”.
Scriviamo di libri, viaggi, arte, relazioni, poesia, visioni, grandi imprese… di sguardi, di vita.
*In copertina: fotografia di Comiale
PODCAST > “Il nostro corpo sociale“, della Redazione, letto da Comiale.